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Fidi a breve, rischio tagli

di Cristiano Dell'Oste

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20 ottobre 2008

Tenere aperti i cordoni della borsa: i settori tradizionali del made in Italy chiedono alle banche di non ridurre l'erogazione del credito a breve, quello che garantisce alle imprese l'operatività quotidiana. E poi suggeriscono l'attivazione di diversi strumenti – dai Confidi ai fondi di garanzia – per scongiurare il rischio di una stretta.

Secondo l'ultima indagine sul credito bancario effettuata dalla Banca d'Italia, nel secondo trimestre di quest'anno le banche hanno leggermente irrigidito i criteri adottati per la concessione dei prestiti alle imprese. E questo per la quarta rilevazione consecutiva.
Tra i settori che hanno iniziato ad avvertire la crisi ci sono le costruzioni . Paolo Buzzetti, presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), commenta: «Prevediamo che il 2008 si chiuderà con un calo dell'1,1% degli investimenti, in un contesto in cui c'è certamente una stretta creditizia da parte delle banche».

La via d'uscita per Buzzetti passa attraverso l'azione "ordinaria" delle banche: «Ben vengano strumenti come Confidi o fondi di garanzia, ma nell'immediato sarà fondamentale il ruolo delle banche nel fornire liquidità a breve termine, così come le misure adottate dal Governo per il piano casa e il rilancio delle infrastrutture».
Concorda Rosario Messina, presidente di Federlegno-Assarredo: «Che ci sia maggiore difficoltà di accesso al credito ormai non è una sorpresa, ma le situazioni sono diverse: ci sono aziende poco competitive o troppo piccole per reggere i mercati internazionali, e queste sono le prime cui le banche hanno chiesto di rientrare. E poi ci sono aziende in salute, nei confronti delle quali le banche sono diventate molto più prudenti».

Le due situazioni, secondo Messina, vanno affrontate diversamente. Per le aziende in difficoltà bisognerebbe aumentare le possibilità d'intervento dei Confidi: «Potrebbero finanziare le imprese non solo "in conto capitale", ma "in conto emergenza" per far fronte alle spese correnti». Per le aziende in salute, invece, l'importante è tenere aperto un canale con le banche, così da evitare l'avvitamento tra diminuzione del credito e discesa delle attività economiche. E proprio per ricreare un clima di fiducia venerdì scorso Confindustria e Abi hanno deciso di attivare a livello territoriale tavoli di confronto diretto tra le associazioni industriali e il mondo bancario locale.

Insiste sul dialogo anche Alfredo Mariotti, direttore generale di Ucimu, che riunisce i costruttori italiani di macchine utensili: «Il nostro comparto è ancora leader a livello mondiale, ma, dato il modello di business, si tratta di gestire i picchi della domanda di liquidità». Dall'ordine alla consegna di una macchina passano da tre a sei mesi ed è difficile ottenere dall'acquirente più del 10% d'anticipo. Di conseguenza, spesso c'è bisogno di finanziamenti a breve termine: «È importante che le banche conoscano bene il portafoglio ordini e le prospettive di crescita dei propri clienti, per non penalizzare operatori in crescita».

Alle prese con esigenze cicliche di liquidità è anche il settore tessile. Afferma Luciano Donatelli, presidente della Fondazione Biella The Art of Excellence: «I problemi maggiori riguardano le Pmi, realtà che spesso effettuano investimenti tecnologici rilevanti senza avere al proprio interno una direzione finanziaria strutturata». Nei loro confronti, osserva Donatelli, le banche dovrebbero adottare un atteggiamento innovativo, «legando la concessione dei prestiti non alle ipoteche, ma alle potenzialità di sviluppo delle aziende. E valutando la forza delle filiere naturali tipiche dei distretti: in queste situazioni, in cui sei o sette imprese coprono fasi diverse di un unico ciclo produttivo, si potrebbe pensare a forme di finanziamento che coinvolgano di fatto tutta la filiera». Esperimento che per Donatelli potrebbe avvenire anche nel distretto dell'oro di Valenza o in quello delle rubinetterie del Verbano-Cusio-Ossola.

Sempre nel campo manifatturiero, Vito Artioli, a capo dell'Associazione nazionale calzaturifici italiani (Anci), rileva una sostanziale tenuta degli ordini – confermata anche dalla fiera Micam ShoEvent di settembre – e guarda al sistema dei Confidi, «che consente alle aziende di spuntare condizioni di affidamento bancarie migliori rispetto a quelle ottenute individualmente, condizioni che potrebbero ulteriormente migliorare se i diversi Confidi si consociassero in federazione».

cristiano.delloste@ilsole24ore.com

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